IL FESTIVAL - Pentedattilo Film Festival

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IL FESTIVAL

IL FESTIVAL



"... Ho avuto un'emozione molto forte venendo qua, vedendo questo paese ripristinato. Sento che dentro c'è un emblema, un simbolo molto forte, non saprei analizzarlo, ma si diventa ottimisti, anche se non è facile essere ottimisti  oggi in Calabria...
C'è una ricchezza enorme. Bisogna capire bene che questo non è un mestiere razionale ma è una funzione dello spirito, anche se questo a volte lo dimentichiamo..."

Vittorio De Seta
ospite della seconda edizione
del Pentedattilo Film Festival

È un po’ come camminare scalzi, già, è proprio come camminare scalzi
Tesi: i paesi fantasma non esistono
Antitesi: fare festival in Calabria non è facile. Fare festival in un borgo fantasma è impossibile. Un borgo fantasma di per sé è impossibile.
Se cade un albero e nessuno lo vede, nessuno lo sente, fa rumore? Cade un allbero se nessuno lo vede? O passa da uno stadio a un altro, senza cadere.
Fare festival in un borgo fantasma è come costruire alberi, che mettono radici, enormi, che accolgono specie diverse, movimenti, colori.
Ma, se cade, nessuno vede niente. Se cade non è mai esistito. In piedi si esiste, se si va a terra non si è mai esistiti.
Noi abbiamo però un vantaggio: siamo partiti dal silenzio. Dal silenzio di un borgo fantasma , abitato da pochi, meta sporadica di eventi e intrattenimenti, un borgo che finalmente ha trovato nel festival un’identità culturale innovativa.
Abbiamo scommesso, continuiamo a scommettere cortometraggio dopo cortometraggio.


Il Pentedattilo Film Festival è un Festival Internazionale di cortometraggi che nel Sud Italia con il rischio della scommessa ha creato una nuova frontiera del cinema breve mondiale.  
La sua location è il suggestivo borgo di Pentedattilo, in provincia di Reggio Calabria,  che ha incantato gli illustri viaggiatori del passato, e che adesso si riapre a nuovi esploratori attraverso uno straordinario percorso di recupero culturale e strutturale contro l’abbandono generato dalle scelte inadeguate dellastoria. Il borgo fantasma, arroccato su una caratteristica roccia a cinque dita che si erge maestosa sul mare, si anima con il cinema del Pentedattilo Film Festival, un cinema che scalpita da tutto il mondo per essere conosciuto, apprezzato, che abbatte le frontiere dell’indifferenza  per affermare il suo eccezionale valore intrinseco, artistico e produttivo . Il Pentedattilo Film festival è un festival esclusivamente di cortometraggi, che scopre facendosi scoprire, che individua talenti, promuove occasioni di incontri tra giovani cineasti e affermati maestri del cinema, offre al pubblico la visione di un cinema "altro" sviluppando una rete significativa di circuitazione e condivisione artistica.

Fin dal suo debutto, nel 2006, il Festival si è imposto per originalità di articolazione e qualità di contenuti, entrando a pieno titolo nella ramificata rete internazionale di festival cinematografici che fanno del cortometraggio il fulcro del loro palinsesto organizzativo. Durante le giornate del festival il meraviglioso paesaggio di Pentedattilo si trasforma in un singolare luogo di confronto, fisico e metaforico, una sorta di Territorio in Movimento, per utilizzare la locuzione assurta dalla sezione  principale del festival. Territorio in Movimento vorrebbe significare territorio che  finalmente respira e che non abita soltanto  i limiti di una cartolina, movimento continuo che occupa spazi inusuali, che abiura  formule stereotipate, che guarda al futuro in un processo di sensibilizzazione e crescita culturale.

i cortometraggi selezionati sono proiettati nell’ambito delle differenti sezioni competitive e fuori concorso del festival, dentro un palinsesto di programmazione arricchito da installazioni, mostre, laboratori cinematografici, incontri di approfondimento, incursioni musicali: il festival diventa così un suggestivo contenitore perché dal borgo fantasma che lo ospita è plasmato, e a sua volta plasma il borgo, condividendo con i fantasmi che lo abitano le luci dei proiettori, con il rumore del vento le parole dei grandi autori che qui insegnano il cinema. Provate solo a immaginarlo: un paese che è il festival, in cui ogni albero, ogni fico d’India, ogni roccia ti parla di cinema in corto, quel cinema a cui responsabilmente ci avviciniamo per contribuire alla valorizzazione di una fruizione che guarda al futuro delle nuove generazioni cinematografiche.  


Cinque sono le dita del borgo. Cinque sono le nostre caratteristiche:

1) Qualità.
Troppo spesso il cinema punta sulla quantità, sulla velocità, sulla vendibilità a discapito della creatività, dell’urgenza di esprimere, dell’innovazione artistica. Qui a Pentedattilo non c’è fretta, percorrete la salita faticosa che vi porta al borgo e fermatevi a respirare. Non abbiate timore di mostrare le mani sudate: con quelle noi promuoviamo il cinema.
2) Energia giovanile. Prima c’era un paese fantasma. Poi vennero le idee e poi ne vennero altre ancora, idee che si gonfiarono, anno dopo anno, non più idee ma onda d’urto, unica e compatta, che va avanti grazie alla nostra energia e alla nostra voglia di fare.
3) Ecosostenibilità. La nostra è un’oasi contro la desertificazione, culturale e paesaggistica, della società. Toglietevi le scarpe e sentite attraverso il corpo il borgo che vi parla, distendetevi a terra a vedere i cortometraggi e a notte fonda superate con lo sguardo lo schermo di proiezione e guardate il cielo: le stelle sono tutte lì, guardano il cinema assieme a noi.
4) Condivisione. Dai seminari agli incontri, dall’ostello alla piazza, il festival non si vive da soli, ma in comunità, una comunità viva e sempre diversa, che anno dopo anno si appropria di spazi e respiri. Il cuore di Pentedattilo sono i filmakers, gli autori, gli ospiti, il pubblico, il loro cuore batte insieme, per ridare vita al borgo, e ogni anno ne perdiamo un pezzetto di cuore, lo lasciamo nel borgo a tener calde le vie fino al nostro ritorno.
5) Recupero. Noi vogliamo recuperare. Il borgo innanzitutto, con le sue case, i suoi slarghi, le mura del castello. Recuperare il buon cinema che troppo spesso viene messo in sordina, nuovo, del presente, necessario per il domani; il cinema che muove i primi passi da tutto il mondo, che scalpita con l’imperfezione della creatività, che non è merce ma arte che interpreta la realtà, la contorce , la scardina alla ricerca della verità; quello che ti fa riflettere, sempre, anche quando ridi a crepapelle, quello che rimane nei nostri occhi trasformandoci nell’anima, quello che non si vede nelle scatolette delle nostre case ma quello che si decide di vedere percorrendo  kilometri di strada e ricordandoci che tutti noi siamo degli insaziabili viaggiatori. Recuperare il nostro spirito, perso in mezzo al traffico del tran tran quotidiano, schiacciato da chi ci vuole narcotizzare giorno dopo giorno. Recuperare la voglia di fare, di parlare, di confrontarsi, di capirsi. Recuperare la spontaneità, il sorriso, la rabbia sincera e, la sera, non vergognarsi se si ha voglia di dormire sulla spalla di uno sconosciuto.

Ricordo che da piccolo mi dissero che avevo i piedi piatti, e che dovevo camminare scalzo. Allora cominciai a camminare scalzo.
Il che è una gran cosa.
Senti la pianta del piede aderire al suolo, conformarsi, perdere la forma per poi ritrovarla. Alla pelle si attaccano pietre e spine, feriscono, e poi la ferita si rimargina, e poi si riapre, e poi si rimargina.
Fra le dita senti il tempo prima degli altri, la pioggia che arriva o il sole che non smette mai di picchiare. Là , sotto, è un popolo di solitudine che attende solo un viandante.
Poi, ad una festa sulla spiaggia, proprio nel luogo degli scalzi per eccellenza, mi accorsi che tutti erano vestiti di tutto punto, donne tacco 12 e uomini converse anni 90.
Una donnina con la sabbia che le entrava nel camoscio delle scarpe da 500 euro mi disse: " ma sei scalzo? Ma sei scemo? "
Io le dissi solo " li fanno i coktail con l’ananas?". E da allora smisi di camminare scalzo.
La visione di un cortometraggio: sentire la retina aderire all’immagine, che si conforma, perde la forma per poi ritrovarla.
E nella mente di chi guarda si appiccicano pietre e spine, feriscono, e poi la ferita si rimargina. Nelle orecchie senti il tempo prima degli altri, la pioggia che arriva o il sole che non vuole smettere di picchiare.
Questo è un mondo popolato  di solitudine che attende solo un viandante. E a te viandante benvenuto.
Lo sai già, al Pentedattilo Film Festival è un po’ come camminare scalzi, anzi è proprio come camminare scalzi.


Emanuele Milasi
direttore artistico


 
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