SISTERS - Pentedattilo Film Festival

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SISTERS

IL FESTIVAL > EDIZIONE 2016 > INSTALLAZIONI
7 DICEMBRE - 11 DICEMBRE                                                         

Borgo Antico di Pentedattilo - ingresso gratuito

SISTERS (serie) di Ninni Donato
Fotografie su carta cotone

Sisters, o del "genere" impossibile.
di Jasper Wolf

Jean Baudrillard sostenne che il destino e la condizione delle società avanzate attuali è che qualsiasi fatto tende a degradarsi in quanto tale e a diventare uno spettacolo o un oggetto di consumo, a prescindere della sua veridicità o falsità. Informazioni ed interpretazioni, emesse e ricevute, si eguagliano in quanto meri simulacri della realtà.
In tale esasperato cortocircuito tra verità e rappresentazione, si innestano contributi di altri pensatori quali Judith Butler che afferma che non vi è nessuna "identità di genere" che non sia agita. Le regole che governano l'identità possibile operano attraverso la ripetizione e questa modalità è l'agency, cioè l'insieme delle azioni culturalmente apprese, ciò che rappresentiamo socialmente di noi. In questo senso la parodia di genere, come quella delle drag queens, è salutare alla nostre menti, marcando esageratamente i ruoli sessuali, ricordandoci che il genere è frutto della performatività.
Questa tesi è ormai legittimata anche nel campo del diritto e con una sentenza del 2015, la Corte di Cassazione riconosce che la ‘disforia di genere’ - ossia  il nascere in un corpo che non coincide con la percezione di ciò che ci si sente - giustifica il diritto di chiedere una rettificazione del sesso anche soltanto provando un percorso psicologico ed identitario che prescinda dalla completa rimozione dell’apparato genitale maschile o femminile "intruso".
 
Ma il processo di ricongiungimento tra "soma e psiche" può, in qualche modo proseguire nella dialettica esistenziale tra "Vita e Morte"?
 
Ricordo "Psycho", il cult movie di Alfred Hitchcock, un film anzitutto provocatorio, giocato interamente su linee orizzontali e verticali che tagliando in due lo schermo, suggeriscono il dissidio interiore che affligge il personaggio di Norman Bates, sospeso tra la passione per la tassidermia e il voyeurismo.
 
Se ormai culturalmente, anche se a fatica, accettiamo la transitorietà di genere, in una società intenta a cancellare il pensiero del dolore e della decadenza, la morte è ancora qualcosa che ci inquieta e ci disturba. Essa è il "nuovo tabù" del mondo contemporaneo, il grande "rimosso" dell'immaginario collettivo e la tassidermia assurge a inganno-esorcismo principe: morte con apparenza di vita ma niente di rituale, solo rappresentazione sotto falso nome.
 
Parodia di vita e parodia di genere sono qui rappresentazioni uniche, frutto della performance di un unico personaggio incontrato, non è dato sapere se, per caso o per destino.
 
"Miss Doretta" o "Imbalsamatore" poco importa, dalle immagini emerge l'ammirazione del fotografo per un essere in bilico tra l'effimero e l'eterno, equazione sempre e brillantemente risolta attraverso l'ironia.
 Nella sua interezza il lavoro fotografico è "solo" la sequenza di quell’incontro. Durante un tempo indefinito, un po’ da spettatore, ma coinvolto, Ninni Donato ha osservato, composto, esplorato, sezionato, registrato: "Io non ho mai ucciso un animale. Mi arriva morto. Poi, con un po' di pazienza e di abilità, cerco di ridargli un po' di vita".

 
NINNI DONATO (Falcone, 1959). Vive a Reggio Calabria.
 
Tra le principali mostre personali: Clinamen,galleria monogramma di Roma patrocinata dalla Fondazione Roma; "Lo sguardo dell'altro", Festival di Fotografia Europea 2014, Reggio Emilia; "Trauerarbeit", su invito del Commissario del Padiglione Bangladesh presso la 55° Biennale di Venezia.  
 
Nel 2013 espone al Milan Image Art Fair, un progetto fotografico, curato da Gigliola Foschi, grazie al quale è indicato su "Le Monde" tra i talenti italiani emergenti e che gli vale la foto di apertura sul servizio dedicato all’evento milanese pubblicato sul “Wall Street Journal International” di New York.
 
In occasione delle giornate AMACI 2013 fa parte degli artisti della mostra "Oltre il ponte", presso la Fondazione Orestiadi in Gibellina.
 
Espone, inoltre,presso la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone, il M.A.C.A. di Acri, il Museo Nazionale Giovanni Fattori di Livorno, l'Istituto Italiano di Cultura di Malta, il Metropolitan Pavillion di Chelsea e presso la galleria ARTIFACT di Manhattan, New York.
 
A Milano è presentato dalla galleria The Format al MIA2014 e prende parte al progetto “The grass grows” esposto a Basilea durante Art Basel 2014. Inoltre a Milano ha partecipato in via Broletto alla mostra curata da Vera Agosti, esperienza replicata nel 2015 presso la Galleria Civica di Monza. Sempre nel 2015 partecipa al progetto “Flu Games” presso la Malzfabrik di Berlino e al progetto di residenza "BoCs Arte" in Cosenza a cura di Alberto Dambruoso.
 
Nel 2016 è selezionato da Gemma Anais Principe, per la mostra “Tra passato e presente” esposta alla Galleria Nazionale di Palazzo Arnone in Cosenza ed è tra i promotori della mostra “Questa casa non è un albergo”, a cura di Giuseppe Capparelli, progetto di restituzione ai cittadini attraverso l'arte contemporanea del Grande Albergo Miramare abbandonato da 11 anni.
 
E’ presente nelle collezioni del Palazzo della Farnesina presso il Ministero degli Affari Esteri, del Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina, del Museo di Arte Contemporanea di Cosenza.
 
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